Colore, felicità del colore. I paesaggi tutta luce si trasformano in donne sontuose; e le donne hanno una morbida nonchalance. Artista autentica continuatrice della tradizione coloristica veneziana, portata oltre le esperienze post ]impressionistiche e informali, al limite di una decantazione che da ottica si fa spirituale. Assai belli certi quadri soprattutto sui toni caldi, gialli e rossi contrappuntati da blu e verdi; immagini a metà tra realtà e memoria, che conservano la freschezza dell’impatto emozionale. Questa freschezza è in effetti, la dote prima.

Paolo Rizzi

Di un’artista come Rosanna Basilio si può dire anzitutto che rappresenta la forma tipo dell’artista di Venezia. Teorie d’arte assimilate, rivissute e ricomposte in una prassi che è tipica dell’arte veneziana. Arte quest’ultima che non vuole esibire cultura, vanamente, ma la mantiene nell’intimo mentre esterna una gioiosa forma dell’oggetto creato, qual esso sia, attorniato dai colori, a cui un artista veneziano, più che esibire allude. Il colore veneto è allusivo come le distanze lagunari eppur sempre smagliante di vita. Rosanna Basilio ha variegato la sua vita con ricerche nella drapperia di alto stile, nell’arazzo anche con materiali preziosi e metallici (di straordinari effetti sia cromatici che materici). Ma non basta, ha per anni dato vita a straordinari vasi di vetro policromi o poliformi, quasi direi proteiformi, più volte apparsi in esposizioni. Ed infine la Rosanna Basilio più ignota: una straordinaria interprete di nudo femminile e nature morte sia in grafica sia in acquerello, come è stato dimostrato nei successi delle recenti esposizioni.

Franco Zannini

Artista eclettica, direi curiosa di sperimentare tecniche e linguaggi assai diversi tra loro, ma uniti dalla forza immaginativa e propulsiva dell’Autrice, per dialogare, comunicare con la gente a mezzo di operazioni culturali che hanno in comune l’intelligenza del dettato, unica speranza che ha il mondo di salvarsi da una barbarie incombente fatta di ignoranza e volgarità. La BASILIO si affida a più vie di comunicazione sperando di farsi udire dal maggior numero di individui possibile, che non siano massa, ma singola mente interlocutoria dotata di libero arbitrio. Per arrivare a vestire questa speranza si avvale, tra l’altro, di un tipo di “arte povera” qual’è la stampa su tessuto di cui alcuni esempi sono davanti ai nostri occhi; opere queste che ci ricordano, per una certa autonomia di linguaggio, altri esempi di un grande del passato più recente, quell’ALIGHIERO BOETTI famoso per le sue “ Mappe “ e i suoi “arazzi”. Qui la BASILIO non intende certamente percorrere le stesse vie colloquiali, ma merita questo accostamento per la qualità tecnico/estetica che si percepisce e che la rapporta, in qualche modo, al grande Artista. I suoi velluti stampati a mano appaiono eleganti versi poetici e talvolta filosofici, per cantare la bellezza del mondo ( cfr. ALTANA ) oppure “ St.AGOSTINO “ ove i pensieri di questo Padre della Chiesa si mostrano come pezzi di un puzzle in costruzione. Quando si avvale di altri materiali dimostra conoscenza e capacità operativa non comune facendo coniugare prodotti naturali quali l’acciaio ed il vetro dal cui incontro nascono opere uniche per foggia e sentimento, quali: “ INTRECCI CAOTICI” e “ ARPA” splendidi esempi di tecnica mista con vetro massello, colmi di mistero esistenziale. L’Artista non dimentica, tuttavia, di essere pittrice e scultore e con tali mezzi operativi ci offre opere dense di un pathos indimenticabile, ricordiamo il dipinto con tecnica cubo/futurista “ PERCORSO DELLA VITA “ ed una armoniosa, straniante “TORRE “ realizzata con simboliche trasparenze, simbolo, crediamo, della caducità umana.

Giorgio Pilla

Ciò che suscita una prima ammirazione nell’opera di Rosanna Basilio è la varietà delle tecniche operative che si manifesta oltre a tutto nella diversità dei materiali impiegati e nella qualità dei risultati prodotti: superfici piane e volumi, tessuti, stampe a mano su velluto, fili intrecciati, acciaio e argento immersi nel vetro, e anche pitture. Il risultato estetico è sempre importante e nel caso della Basilio è rilevantissimo, però questi aspetti tecnici non sono meno importanti e soprattutto sono indissolubili rispetto ai risultati. Il prodotto risponde all’esigenza dell’operatore culturale: per un artista fare un’opera impone un investimento conoscitivo in progress. E a questo punto bisogna aggiungere che non è possibile oggi nessuna attività intellettuale che non sia pienamente consapevole. Nelle opere della Basilio si ritrova questa consapevolezza a molti livelli, rivelata oltre che dalla connessione fra tecnica e arte dalla organizzazione degli spazi e dalla presenza di un messaggio concettuale. La scansione di alcune opere in “riquadri” secondo ritmi prestabiliti ha per esempio come effetto primario quello di gerarchizzare le immagini stesse determinando un prima e un poi e un più e un meno, e venendo così incontro a quelle che sono le naturali istanze dell’osservatore. Ma nella partizione degli spazi c’è anche un effetto secondario, il recupero della funzione cognitiva dell’opera, eliminata negli ultimi tre secoli, ma in particolare nel Novecento, perché considerata un’ingenuità del Medioevo, che peraltro operava una funzione comunicativa in un universo di fedeli analfabeti. Oggi non è che il pubblico sia tornato ad essere analfabeta, ma è l’arte visiva che, reagendo alle dimensioni emotivo-affettive degli ultimi due secoli, ha accentuato la sua funzione cognitiva, un modo per realizzare un’alfabetizzazione autentica consona alla realtà del nostro tempo; per cui, per esempio, l’organizzazione degli spazi assume il ruolo di forma simbolica, come forma simbolica era stata, secondo la felice indicazione di Panowski, la prospettiva rinascimentale. E questo diventa in particolare per la Basilio lo châssis dell’opera che ne riassume il significato conferendole un’efficace unità.

Bruno Rosada